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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

ABBASTANZA

Mi manchi. Non te l'ho mai detto. Forse te l'ho scritto, ma non è la stessa cosa dirtelo. Parlarti, chiederti come va o come stai, é diventata routine. Ma so davvero come stai? E tu, tu lo sai come sto? Forse non l'hai mai saputo. Forse non te l'ho mai voluto dire. Sai, non è semplice per me parlare di sentimenti, quelli belli intendo. Non lo è mai stato e non credo che neanche questo sia il caso. Il fatto che in qualche modo io ci stia provando, per me, per noi, è già tanto. Ti ho sempre rimproverato tanto. Il fatto che tu non mi abbia chiamato sempre, quando non mi hai detto che sei andato in discoteca, quando quel giorno uscisti con lei. Quella lei non ero io. Il fatto che tu non abbia preso la patente, il fatto che non abbia finito la scuola, il fatto che costantemente ti chieda di starmi vicino nonostante i chilometri che ci separano. Eppure, molto spesso, sei più lontano di quanto tu già non lo sia. Molti ti dicono che...

DAI CAMPID'AGLIO AL CAMPIDOGLIO

Da una serata normalissima, tra petto di pollo e risate davanti ad un film, nasce questa riflessione di una studentessa di paese che si ritrova a pensare a come la realtà di città, l'abbia cambiata. In positivo per certi aspetti, per altri le ricorda quanto siano importanti le sue radici. Dall'odore del pane appena sfornato al rantolo della caffettiera. Al calore del buongiorno del contadino sotto casa, pronto ad offrirti i fichi appena colti. Attenzione all'abbigliamento! La commara affacciata al balcone, è sempre pronta a commentare anche il capello fuori posto dovuto al risveglio traumatico dopo una notte passata in spiaggia. La gioia di entrare nel solito bar accolta dal cameriere che già sa qual è il tuo 'solito'. La città è diversa. Ci si risveglia con il rumore del primo tram che passa sotto casa o peggio, con il clacson di chi sta facendo tardi a lavoro. La giornata prosegue con un via vai di gente che corre da un lato all'altro del marc...

IL PUNTO DI GIUNTURA

Camminavo. Passo svelto, auricolari stranamente senza grovigli inestricabili. Aspettavo il tram. Stranamente in orario. Salgo su. Mi siedo. 'Closer' a palla nelle orecchie. Pensai che il volume, fosse talmente alto, da poter far cadere l'auricolare destro. Mi soffermai a guardare il punto in cui gli auricolari si uniscono, ma allo stesso tempo, si dividono. In quel momento pensai ai bivi che ogni giorno ci si presentano davanti. La scelta. Destra o sinistra. Prendere o lasciare. Tutto o niente. Bianco o nero. Presente o futuro. Niente vie di mezzo. In mezzo non c'è niente. Punti di incontro? Tanti, ma rischiosi. Ecco. Strada dritta o in salita. Asfaltata o sterrata. Vale la pena rischiare? Domandone. Dipende: per chi, per cosa e in che momento. Alzai lo sguardo. Ho mai rischiato davvero? Continuai a fissare quel maledetto pezzo di plastica delle cuffiette. Pensai di essere pazza. Tolsi le cuffie, la musica si ferma. Il tram è fermo. Io sono ferma. Stallo. Mi alzai, sces...

POSACENERE

Non era tardi, ma neanche presto. Il momento giusto. Capita, quasi mai. Ero seduta al solito bar, il tavolo non era il solito. Un caffè? Il solito, grazie. Mi accendo la solita sigaretta. La prima della giornata, non troppo tardi. Il posacenere davanti. Vuoto. Vuoto come il bar quel giorno. I camerieri parlavano dei soliti clienti, sedevano ai soliti tavoli, col solito espresso, con le solite lamentele per l'aumento del prezzo di venti centesimi. Tiro, aspiro, butto fuori. Non pensavo a nulla, strano. Mento, come al solito. Pensavo a quel posacenere vuoto. Pensavo a tutte le cicche di sigaretta che poteva aver contenuto. Fazzolettini , carte e bustine di zucchero annesse. Le mille sigarette spente o lasciate accese. Quelle finite, quelle lasciate a metà. Quelle con il rossetto, quelle senza. Quelle fatte perché: 'Dopo il caffè, ci sta', quelle perché si è nervosi e basta. Quelle piene di lacrime e quelle piene di chiacchiere e sorrisi. ...

CICLAMINI

Guarda quella finestra, è chiusa da tempo ormai. E quella grata, mi ricorda un carcere, ma non quello vero. ll carcere delle anime. Quel letto, ormai vuoto, profuma ancora di lei. Dolce, a tratti ricorda il profumo dei cilamini , leggero .. come un’anima. Se presti attenzione puoi ancora toccarla, è ancora qui, ma per poco. Lo so io, ma lo sa anche lei. Ti sta guardando, veglierà sempre su di te, su di noi. Sorride, è felice. E’ questo ciò che importa. Resta. Ancora un istante, il tempo di un abbraccio. Non posso. Ecco, la vedi? E’ volata via. Guarda quella finestra, c’è un ciclamino adesso.

TORTA AL LIMONE

Lo senti questo odore? Come puoi non riconoscerlo? Devo correre. Perché il corridoio sembra più lungo del solito? Perché il marmo è più scivoloso del solito? C’è un’aria pesante qui, credo che lo zio abbia cucinato una torta al limone. Ne avrà messo troppo. Il suo odore ha riempito la stanza. Stanza che non ha più il tuo odore. Odore che adesso non fa più parte di te. Lo ricordo,sì. Ricordo tutto. Però, ciò che ricordo di quel giorno, sono gocce. Gocce acide come quello strano odore di limone nella tua stanza.

IN PAUSA

Le quattro del mattino. Son qui, davanti alla mia vecchia e consumata agenda. Sono anni che mi accompagna nei miei scritti. Non ho sonno, non so neanche perché. Probabilmente mi mancava scrivere o forse avevo semplicemente bisogno di mettere in pausa tutto ciò che mi circonda. Mettermi in pausa. Sola con i miei pensieri. E forse ho un po’ paura di affrontarli, di affrontarmi. E’ tanto che non mi capita. A volte mi manca quello che ero o che in fondo sono ancora, chissà. Si, mi manco un po’. La solitudine. Ecco cosa mi manca. Chissà quanti ne hanno paura o, almeno una volta, l'hanno temuta. Un sentimento così astratto e paradossalmente concreto. Non è facile affrontarla ed è motivo per il quale molti cercano di allontanarla. Cercarla non è essere solitari, perchè anche nella solitudine, non siamo soli. Essere soli con se stessi o con i propri pensieri è il privilegio più grande di cui possiamo godere e fidatevi, non tutti ne son capaci. Affrontare se stessi è la ...