DAI CAMPID'AGLIO AL CAMPIDOGLIO


Da una serata normalissima, tra petto di pollo e risate davanti ad un film,
nasce questa riflessione di una studentessa di paese che
si ritrova a pensare a come la realtà di città,
l'abbia cambiata.
In positivo per certi aspetti,
per altri le ricorda quanto siano importanti le sue radici.

Dall'odore del pane appena sfornato al rantolo della caffettiera.
Al calore del buongiorno del contadino sotto casa, pronto ad offrirti i fichi appena colti.
Attenzione all'abbigliamento!
La commara affacciata al balcone, è sempre pronta a commentare anche il capello fuori posto dovuto al risveglio traumatico dopo una notte passata in spiaggia.
La gioia di entrare nel solito bar accolta dal cameriere che già sa qual è il tuo 'solito'.

La città è diversa.
Ci si risveglia con il rumore del primo tram che passa sotto casa o peggio,
con il clacson di chi sta facendo tardi a lavoro.
La giornata prosegue con un via vai di gente che corre da un lato all'altro del marciapiede sperando nell'arrivo puntuale dell'autobus, ma
mai arriva se non con i suoi dieci minuti tassativi di ritardo.
Il buongiorno non è quasi mai seguito da una risposta.
Il cameriere non sa chi sei e non sa qual è il tuo 'solito'.
Anche il caffè è quasi sempre bruciato.
Attenzione all'abbigliamento!
Ah no, quello non è importante.
Nessuno sa chi sei.
Tranquilli, anche se lo sapessero, non si accorgerebbero di te.
Sono sempre di corsa, non ci fanno caso.

La città è meravigliosamente bella per chi ha bisogno di una vita frenetica,
per chi ci deve lavorare o studiare,
per chi ci è nato e quindi, ha sempre vissuto in questa realtà e conosce l'odore dell'asfalto.

Dell'asfalto, ma non della terra.

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