POSACENERE


Non era tardi, ma neanche presto.
Il momento giusto.
Capita,
quasi mai.

Ero seduta al solito bar, il tavolo non era il solito.
Un caffè?
Il solito, grazie.

Mi accendo la solita sigaretta.
La prima della giornata,
non troppo tardi.
Il posacenere davanti.
Vuoto.

Vuoto come il bar quel giorno.
I camerieri parlavano dei soliti clienti,
sedevano ai soliti tavoli,
col solito espresso,
con le solite lamentele per l'aumento del prezzo di venti centesimi.

Tiro,
aspiro,
butto fuori.

Non pensavo a nulla, strano.
Mento, come al solito.

Pensavo a quel posacenere vuoto.
Pensavo a tutte le cicche di sigaretta che poteva aver contenuto.
Fazzolettini , carte e bustine di zucchero annesse.
Le mille sigarette spente o lasciate accese.
Quelle finite, quelle lasciate a metà.
Quelle con il rossetto, quelle senza.
Quelle fatte perché: 'Dopo il caffè, ci sta', quelle perché si è nervosi e basta.
Quelle piene di lacrime e quelle piene di chiacchiere e sorrisi.

Ecco il caffè.
Acqua gassata, al solito.

Ah, fantastico!
Il vento ha completamente consumato la mia sigaretta.
Bevo il caffè, ormai freddo.
Spengo quel po' di cicca accesa.
Un cumulo di cenere e la prima delle tante cicche.

Chissà di chi sarà la prossima.

Non era tardi, ma neanche presto.
Era il momento giusto,
il mio.

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